Pick & rock by Giuseppe Catani;

Pick & rock by Giuseppe Catani;

autore:Giuseppe Catani; [Catani;, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788862318822
editore: edigita
pubblicato: 2020-07-08T22:00:00+00:00


RED HOT CHILI PEPPERS – MAGIC JOHNSON

Earvin “Magic” Johnson è stato celebrato dai Red Hot Chili Peppers nel 1989, ai tempi di MOTHER’S MILK, il loro quarto album. Con un inno a un uomo dal sorriso contagioso che ha cambiato le coordinate del basket contemporaneo.

In principio fu MOTHER’S MILK, anno domini 1989. Il disco che mette insieme per la prima volta Chad Smith, Flea, Anthohy Kiedis e John (Jack se sei Enrico Brizzi) Frusciante. Ovvero la perfetta macchina da guerra grazie alla quale i Red Hot Chili Peppers, a partire dall’epocale BLOOD SUGAR SEX MAGIK, esploderanno con tutto il loro fragore. Ma prima, appunto, c’è MOTHER’S MILK, album di buon successo negli Usa (800mila copie smazzate, numero 52 in quota «Billboard») che ha il merito di mettere a fuoco l’estetica dei quattro ragazzotti californiani: crossover a manetta, ritmi ossessivi, funk e rock’n’roll come parabole da lasciare ai posteri. E dodici episodi incendiari, compreso Magic Johnson, indirizzato, come si può intuire, al più grande playmaker di tutti i tempi. O, almeno, il più forte in quel ruolo negli ultimi tre o quattro decenni. Divagazioni a parte, torniamo a bomba sulla quarta traccia di MOTHER’S MILK, quasi tre minuti che sembrano (sembrano) lambire il repertorio dei Ramones più giocherelloni. Un paragone azzardato? Forse, ma al di là di qualsiasi riferimento si possa tirar fuori, ai Red Hot Chili Peppers interessava più che altro celebrare le gesta di un campione amato e rispettato da tutti. Tanto che Larry Bird, non uno qualsiasi, arrivò a confessare: “La prima cosa che facevo ogni mattina era di andare a vedere i boxscore per sapere cosa avesse fatto quella sera Magic. Non riuscivo a pensare a nient’altro”*.

Già, Earvin (così fu registrato all’anagrafe Mr Johnson da mamma Christine e papà Earvin Sr) era un’ossessione per tutti, tranne per una Los Angeles riscopertasi vincente (a parte quei gran pipponi dei Clippers, si capisce). Nel 1989 Magic si era già infilato cinque anelli tra le dita, tre anni più tardi avrebbe completato l’opera con la medaglia d’oro conquistata dal Dream Team ai giochi olimpici di Barcellona. Esatto: quando i Red Hot Chili Peppers si decisero a cantarne le gesta, lui era nel pieno della maturità. “Buck has come to play his way / and his way is to thwart /Magic see magic of the buck!” (“La bestia è venuta a fare il suo gioco / e a fermare l’avversario / La bestia è magica!”): tanto per chiarire di cosa, e di chi, si sta parlando. L’apologia di Magic Johnson, perché di apologia si tratta, non prevede divagazioni.

Magic è il portavoce di un basket votato all’immaginazione, abbinato a una tecnica senza pari, qualità che i Lakers avrebbero sfruttato fino in fondo. “Penetrating the lane like a bullet train / comes the magic blood / a telepathic brain / Knucklehead suckers better duck / when the buck comes through like a truck” (“Penetrando lungo il corridoio di gioco, veloce come un treno / arriva il sangue magico / il cervello telepatico /



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